La Fortuna
Mio babbo, quando ero giovane e volevo conquistare il mondo, mi diceva che per ottenere ricchezza, fama e successo occorre, per il 70-80 per cento, fortuna e solo per la restante parte capacità ed abilità. Io quasi mi arrabbiavo e replicavo che se uno ci mette grinta, determinazione, volontà e, ovviamente, cerca di fare bene o molto bene, si applica, alla fine, riesce quasi certamente ad arrivare dove vuole. A tanti anni di distanza ed onorando il suo ricordo di quando mi diceva che gli avrei dato ragione da morto circa i miei irrefrenabili sussulti giovanili, in effetti ora comprendo che devo dargli ragione.

Per mesi e forse anni, giorno dopo giorno, ho infatti letto giornali, parlato con molte persone di...successo, assistito con pazienza e persino sopportazione a tante trasmissioni televisive e dichiarazioni di ben pagati colleghi giornalisti, politici, tecnici, professori, persino imprenditori. Ho riflettuto a lungo sulle loro dichiarazioni, le ho parametrate alla vita di tutti i giorni ed al mio vissuto (ahimè, lungo per età ed attività intensa) ed ho concluso appunto che papà aveva proprio ragione.

Vero, in buona parte, che per ottenere fama, denaro e successo occorre essere bravi, ma non è assolutamente detto che chi riesce sia il “più” bravo. Anzi. Non poche volte infatti ad ottenere fama o ricchezza sono persone persino di scarso valore, incompetenti, pure ignoranti ed arroganti. Tanto che ti fanno venire rabbia in quanto una delle maggiori doti dei “grandi” dovrebbe essere l'umiltà. E le persone migliori che ho conosciuto, quelle di maggior valore e capacità, maestri di vita e mestiere, sono perfettamente sconosciuti alla massa e per strada nessuno li indica dicendo: “uhh, guarda quello è....”. In maggioranza i “famosi” sono banali, parlano con pura teoria e zero applicabilità delle loro idee, pontificano in base anche a notevole cultura ma scarsissima conoscenza del reale. Se anziché parlare dovessero fare, forse morirebbero di fame e non saprebbero levarsi d'impiccio nelle situazioni di emergenza o di difficoltà a volte persino maligne o “cattive” che la vita ti mette spesso davanti. Ma a loro si vede che va tutto liscio, sono, appunto, fortunati. Ancora ieri sera un “insigne” e famoso collega giornalista, che ha pure seguito perché indubbiamente è colto e sa fare il mestiere, ha dato giudizi negativi su un'altra collega giornalista che è un autentico mito della categoria e lo vale cento volte, con piglio che non capisco se pensi gli venga...dall'alto o se lui ritenga di essere un dio vivente con diritto e capacità di emanare giudizi e sia in possesso della verità assoluta. Questo è solo un esempio di un atteggiamento “pontificale” comune tuttavia ad un nutritissimo manipolo di personaggi delle categorie dette sopra che così sentenzia ed edoce da schermi e giornali. E già io, dopo 15 anni di vice presidenza dell'Ordine dei giornalisti liguri e conseguente Consulta nazionale, trovo aberrante che la stragrande maggioranza dei giornalisti venga pagata al pari o peggio dei vu cumprà 2-3- 5 euro a pezzo, ed altri (sempre i soliti peraltro) guadagnino da 100 mila a vari milioni di euro l'anno. E' assurdo ed iniquo, perché giuro che potrei fare un lunghissimo elenco di colleghi bravissimi, pari o migliori dei...famosi che sono remunerati con l'obolo appena detto o stipendi appena sufficienti per vivere. E questo solo per parlare della mia categoria, che conosco molto bene, ma il discorso può valere in senso lato in tutti settori della vita, arte, spettacolo, politica, sport, economia, informazione e quanti altri ce ne siano.

Per cui ecco la domanda: ma questi illustri in tanti campi e materie, non certo i più bravi, come hanno fatto ad eccellere ed arrivare dove sono arrivati?

Mi risponderete che esiste la politica, ci sono gli inghippi, i compromessi sono spesso determinanti, i giochi di palazzo preferiscono gli utili idioti o chi non insidia il potente al vertice e non è raro il caso di chi si prostituisce materialmente o moralmente. Vero anche questo a spiegare come non basti essere bravi per eccellere. Ma così va il mondo e – appunto – ci vuole fortuna. Ce ne vuole, eccome!

E sì, avevi proprio ragione papà.

Dino Frambati

d.frambati@seseditoria.com

precedenti editoriali:

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